2000-2023

Negli ultimi otto anni Gilardi si è dedicato al PAV Parco Arte Vivente, la sua impresa più ambiziosa fino ad oggi. Alla fine del 2008, Gilardi ha presentato il work in progress, e lo scorso anno è stata avviata una serie di programmi educativi. Risultato di uno sforzo collaborativo che ha ideato e progettato e di cui egli è attualmente direttore artistico, PAV è un’impresa monumentale, situato in uno spazio verde di circa 6 ettari nel cuore della zona Lingotto di Torino.
Circondato da alti palazzi di abitazioni e da edifici industriali, il PAV comprende un nuovo museo e un centro studi con laboratori, workshop e spazi per mostre temporanee e permanenti, tra cui Bioma, un’installazione, multi-galleria e permanente, di nuovi media creata da Gilardi. I terreni sono riservati a distese di earth art e a installazioni esterne ecologicamente impegnate da parte di un gruppo internazionale di artisti invitati, con un’attenzione particolare per i talenti giovani ed emergenti.
Questa stagione, il PAV ospita una varietà di mostre, installazioni all’aperto e spettacoli (i dettagli sono disponibili sul sito web del parco, www.parcoartevivente.it).
Nelle opere più ambiziose della sua carriera lunga quasi 45 anni, Bioma e PAV, l’artista offre una esperienza unica della natura nel contesto dell’arte. Rimanendo fermo nell’idealismo della sua giovinezza così come allo spirito innovativo di Arte Povera, ma con l’aggiunta dei mezzi dell’età elettronica, Gilardi riesce a fondere arte e vita.
(Estratto dall’articolo Organic Technology su Art in America, giugno 2010. New York)

TIKTALLIK
Installazione interattiva – NATURE FOREVER. MAXXI-2016

Entrando nell’ecosfera portatile di Piero Gilardi, non possiamo veramente chiamare in causa la realtà empirica di quanto stiamo sperimentando. Quella che viene trasformata nel tempo, comunque è la sensazione di certezza che le più grandi pretese dell’uomo ed i più profondi misteri della natura sono veramente lontani l’uno dall’altro. Forse questa esperienza ci avvicina di un passo alla comprensione della ragione per cui noi desideriamo ardentemente intravedere nelle opere d’arte qualche prova che le nostre vite interiori sono tanto sfaccettate, tanto infinitamente costrette, quanto l’ordine in cui esse pretendono di affondare le loro più profonde radici. Senza l’evidenziazione di qualche legame inconscio fra la natura e noi, ci pare di dimenticare che la nostra esistenza non è nient’altro che il vago riflesso di quanto abbiamo prodotto lungo la via.
Forse perché la natura stessa fa molto più del semplice creare o distruggere, il nostro ruolo di iniziati nel giardino simulato di Gilardi deve anche coinvolgere lo stabilirsi del contatto con quella parte di noi stessi che più di ogni altra è in rapporto armonico con la natura.
Gilardi, dopotutto, sembra voler dire che l’aver cura del mondo nel quale viviamo e la ricerca della felicità sono due modi di avvicinare lo stesso problema – una cosa sulla quale non avremmo mai dubitato se non fossimo stati scacciati dal giardino qualche millennio fa.
(Estratto da catalogo della mostra alla Sperone – Westwater gallery. New York 1991)

È intorno al 1985 che Gilardi riprendeva le sue attività propriamente plastiche, dopo un’escursione nell’arte terapia in differenti ospedali psichiatrici italiani. Introduce nuove tecnologie nel suo percorso per l’elaborazione di un progetto di mega-scultura tecnologica, intitolato Ixiana, che doveva assumere la forma di una bambola bionica gigante, all’interno della quale i visitatori avrebbero provato a esercitare la loro creatività su equipaggiamenti interattivi che mettono in gioco il corpo e i sensi. Questo progetto troppo costoso non fu realizzato, ma Gilardi proseguì il suo lavoro nella stessa direzione, precisamente con un’installazione intitolata Inverosimile, dove lo spettatore può circolare tra tre filari di vigne artificiali che reagiscono a suoi movimenti.
Come altri artisti di questa tendenza interessati alla tecno-ecologia, come Jurgen Claus e le sue Sun Sculptures o Otto Piene e il suo Sky Art, Piero Gilardi valorizza le qualità insostituibili del nostro ambiente utilizzando le forze della natura come modello e le nuove tecnologie per farne risaltare la forza d’espressione artistica. Che si tratti di una simulazione o di una ricreazione di elementi naturali o di una combinazione di fattori naturali e artificiali, noi ci troviamo sempredi frontea un tentativo di riconciliazione fra due termini apparentemente contraddittori: progresso scientifico o tecnologico da una parte e sopravvivenza biologica e spirituale dell’uomo dall’altra.
(Estratto dall’articolo Expression & Signe su Psychologie Medicale. Parigi 1993)

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