Flash Art 1989

Che si tratti di natura-natura o natura-uomo tutto per Gilardi passa attraverso la riflessione sul senso di morte che pervade l’attualità, ed egli sembra indicare come compito dell’arte quello di ripercorrere tutti i momenti che hanno caratterizzato la modernità fino a divenire l’unico strumento in grado di possedere ancora una comunicazione universale.La tecnologia che caratterizza il suo lavoro fa i conti con la morte del soggetto e la morte della natura, ben consapevole che solo un atto esterno, l’impulso di un circuito elettronico, potrà porsi come speranza di vita per l’intero sistema vivente, anche se all’interno di un evidente artificio. La linfa della natura e il sangue dell’uomo sono stati sostituiti da circuiti elettronici in grado di darci una vita, un’illusione di vita, più eccitante e seducente del reale quotidiano.Il sogno bionico che l’artista coltiva lo pone al centro di un universo la cui cifra sarà data da una creatività diffusa e l’atto artistico non sarà più il momento emblematico della creazione di un individuo, ma sarà riposto nella interrelazione fra tutti gli individui. Interrelazione che condurrà l’arte a porsi come comunicazione globale, linguaggio capace di dare ai soggetti la possibilità di un dirsi al cui centro giocherà il ruolo del valore la tecnologia. In queste opere l’elemento tecnologico non viene vissuto come elemento straniante, in grado solo di prevalere sul soggetto annullandolo, ma mezzo che proprio al soggetto può venire in aiuto per allargare sempre più la sua possibilità di linguaggio e di comunicazione. Un bit che equivale ad un soffio di vita.
(Estratto da una recensione su Flash Art maggio 1989)