“Identité italienne” C.Pompidou 1981

La sensibilità artistica di un artista rispetto ai nuovi linguaggi emergenti dell’arte, la spregiudicatezza nell’esperienza, la convinzione della fecondità del rapporto col mondo per lo sviluppo della vocazione artistica, sono le caratteristiche del ruolo rivestito dall’artista Gilardi, nell’informazione sui nuovi territori dell’arte contemporanea informazione ottenuta dal vivo dei suoi viaggi in Europa e in America, di cui egli dà notizia in forma diaristica, sempre “facendo la valigia e pensando alla strada”, dove “la strada” si rivela il “che fare” dell’arte indagato nella molteplicità dei luoghi della sua incubazione, e riferito dal viaggiatore ai compagni di ricerca rimasti a casa, in una sorta di “internazionale dell’arte”. Così Gilardi fa conoscere in Italia i lavori di Long, Dibbets, Flanagan, Beuys, Van Elk, Nauman, Hesse, Wiley. Così contemporaneamente presentandosi nella quotidianità del viaggio e introducendo il lettore nel cuore, quotidiano anch’esso, di varie altre esistenze dedicate all’arte (l’incontro di Gilardi con un altro artista è quasi sempre anche l’incontro con un corpo, un carattere, una dimora, uno stile di vita: la notazione insomma dei vari possibili modi di “abitare nell’arte”), Gilardi realizza nella sua prassi e rende effettiva tramite il racconto l’utopia della comunità estetica come figura / anticipatrice della comunità politica. Dai suoi itinerari, Gilardi ricava l’impressione di un dato comune nella nuova attitudine dell’arte internazionale, che egli definisce “sensorialità entropica”. Si sente forte e determinante la presenza di una nuova attitudine mentale a vivere in modo individuale “dentro l’entropia”. Ma è il concetto di “arte microemotiva” – espresso in uno scritto pubblicato nel 76 da Celant come ancora inedito – quello con cui Gilardi riassume la situazione internazionale dell’arte, a partire dal ‘67: “Il riferimento che mi ha guidato nel distinguere tutte queste esperienze da altre analoghe per il meccanismo o la suggestione formale, ma di senso diverso, è il superamento della staticità del dato primario; tutto il lavoro, infatti, esprime un’idea di ‛micromovimento’ libero e individuato.
(Estratto dal catalogo della mostra Identité italienne Centre George Pompidou, Parigi – 1981)